NAUFRAGIO
- salvento
- 22 gen 2012
- Tempo di lettura: 2 min

Sono passati quasi cento anni da quella notte del 14 Aprile 1912 in cui il Titanic si scontrò con un iceberg nel suo viaggio iniziale verso l’America, e con i progressi tecnologici avvenuti in questi cento anni, uniti alle cartografie sempre più aggiornate e al moltiplicarsi delle sicurezze con cui vengono costruite le moderne navi da crociera, eravamo ormai tutti convinti che simili disastri non potessero più succedere.
Invece pochi giorni fa e proprio qui, a casa nostra, in mari conosciuti e in una serata calma senza problemi di vento e di mare, una nave moderna e bella come la Costa Concordia si schianta su uno scoglio che da sempre identifica l’Isola del Giglio e affonda in poche ore portando con se sotto il mare diverse persone.
La cosa sembrava esagerata e non reale, quando le prime notizie sono comparse nei notiziari, sino al suo epilogo e a tutto il circo mediale che si è mosso successivamente.
L’impatto con lo scoglio, su fondale comunque molto basso, ha provocato uno squarcio di quasi settanta metri, su una lunghezza di trecento e allagato la parte immersa della nave dove era presente l’energia propulsiva, provocando un black out e la non governabilità della nave che dopo pochi centinaia di metri si è fermata, girata su se stessa di 180 gradi e derapando si è adagiata sul fianco opposto a quello squarciato in prossimità dell’ingresso del Porto del Giglio.
Il tutto causato per una manovra errata e senza un vero significato, fatta probabilmente solo per una “bravata” dimostrativa dal suo capitano e dall’equipaggio che comandava la nave, contando come spesso accade in molti casi nella propria capacità tecnica di affrontare i rischi e con la sufficienza di chi crede di poter governare le cose sempre e comunque.
Questo insegna a noi diportisti della “domenica” (e forse anche meno della “domenica”) che in realtà i pericoli in mare ci sono continuamente, anche quando non te la aspetti e che devi sempre avere la capacità e il coraggio di metterti sempre in discussione e di valutare sempre ogni cosa e ogni manovra sotto diversi punti di vista cercando di cogliere le problematiche e il pericolo sempre per tempo, in modo da affrontarli con serenità e con intelligenza.
I comportamenti in mare sono sempre dettati da grandi eroismi ma anche da grandi stupidate e anche questa volta la commistione delle due cose si è incrociata l’altra notte e nonostante la vicinanza alla costa e l’arrivo di soccorsi in modo massiccio e veloce, molte persone hanno perso la vita, avremo probabilmente grossi guai ecologici nel Parco Marino toscano, senza contare i costi per i danni materiali alla nave e ai passeggeri e i costi sostenuti per i soccorsi e per la macchina organizzativa che si è mossa in seguito.
Quindi speriamo che i nostri “Capitani” si comportino sempre in modo saggio e prudente, anche se alle volte viene la voglia di osare qualcosa di più, per farci godere le bellezze del mare ma ricordandoci sempre i nostri limiti tecnici ma sopratutto “Umani”
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